mercoledì 26 ottobre 2011

La Cantina Vietti 'racconta'il Piemonte enoico al 4° Festival Europeo del Gusto a Ravenna

L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e l'Associazione l'Altratavola hanno aperto il 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna, sotto il Patrocinio della Civica Amministrazione e in collaborazione con la Pro Loco, venerdì 30 settembre, presso il ristorante Ca' Vinona, con un anteprima riservato alla stampa locale e nazionale sulle iniziative e i progetti della rete europea.
Borghi Europei del Gusto collega infatti borghi e territori poco conosciuti di ben 15 Paesi Europei e di 20 regioni italiane, al fine di avviare iniziative comuni di valorizzazione ed informazione.
Il Piemonte è stato raccontato dai vini della Cantina Vietti,presentati da Christian Forlani di 'Classico e Charmat'.
Da quattro generazioni la famiglia Vietti produce vini in Castiglione Falletto, piccolo paese medievale situato al centro di una delle zone più felici delle Langhe per la coltivazione della vite, la “zona del Barolo”.
Carlo Vietti fondò l’azienda alla fine del 1800 ed il figlio Mario, nel 1919, iniziò a produrre i primi vini Vietti, vendendo la maggior parte della produzione in Italia.
Il suo principale progetto è stato quello di trasformare l’azienda agricola multi-settoriale di famiglia in un’azienda vitivinicola. Nel 1957 Alfredo Currado sposò la figlia, Luciana Vietti, e dal 1960, alla morte del suocero, continuò l’attività dell’azienda familiare indirizzando la produzione sempre più verso l’alta qualità e posizionando l’azienda tra le migliori delle Langhe, iniziando sin da allora ad esportare i propri prodotti su importanti mercati stranieri come quello tedesco, svizzero e americano.
La storia degli ultimi 40 anni è stata segnata dalle scelte di Alfredo Currado, enologo dal 1952, e della moglie che si impegnano nel rafforzare l’immagine non solo dell’azienda familiare ma del territorio del Barolo. Alfredo fu il primo a selezionare e vinificare uve provenienti da singoli vigneti, concetto a quel tempo radicale ma oggi applicato da quasi tutte le aziende che producono Barolo e Barbaresco. Nascono così nel 1961 i primi “crus” Vietti, il Barolo Rocche ed il Barbaresco Masseria.
Soprannominato il “padre dell’Arneis”, nel 1967 è il primo a riscoprire questa varietà quasi scomparsa vinificandola in purezza. Oggi l’Arneis è il vino bianco più famoso dell’area Albese.
Il Festival è stata una vera e propria conferenza stampa non stop,un vero e proprio percorso, in cui diversi territori italiani ed europei si sono raccontati, in un susseguirsi di storie materializzate in stage televisivi, incontri con giornalisti e comunicatori, degustazioni commentate,interviste in diretta, conferenze di 'filiera',presentazioni continue di prodotti ed esperienze, in un 'non stop' capace di far emergere gli aspetti inediti di una Europa del Buon e Bello vivere.Sono state presentate le esperienze di oltre dieci paesi europei e dieci regioni italiane : i giornalisti e i comunicatori dell'Associazione l'Altratavola hanno condotto ininterrottamente un laboratorio di informazione sul tema della comunicazione territoriale.
Al Festival sono stati invitati oltre 150 delegati delle terre del gusto che partecipano alla rete.
I lavori del Festival sono proseguiti poi nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 ottobre .

Il Friuli al 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna

L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e l'Associazione l'Altratavola hanno aperto il 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna, sotto il Patrocinio della Civica Amministrazione e in collaborazione con la Pro Loco, venerdì 30 settembre, presso il ristorante Ca' Vinona, con un anteprima riservato alla stampa locale e nazionale sulle iniziative e i progetti della rete europea.
Borghi Europei del Gusto collega infatti borghi e territori poco conosciuti di ben 15 Paesi Europei e di 20 regioni italiane, al fine di avviare iniziative comuni di valorizzazione ed informazione.
Il Friuli Venezia Giulia è stato ben rappresentato dai vini dell'azienda agricola Ferrin, di Camino al Tagliamento,
L'azienda, situata nel cuore della zona a Denominazione di Origine Controllata “Friuli Grave”, si trova a Camino al Tagliamento, un paese che sorge al centro di un paesaggio silenzioso e riposante, lontano dalle vie di grande traffico. Percorrendolo, si può respirare la sua storia nella natura rigogliosa e nell’antica chiesa medievale di Pieve di Rosa.
Una terra che fa parte delle “Grave”, da sempre vocate alla coltura della vite ed in cui si producono vini dalle nobili ascendenze, che si ritiene risalgano all’età del bronzo; vini che si affermarono in epoca romana, ma soprattutto in seguito sotto il dominio della Repubblica di Venezia, quando la viticoltura friulana iniziò ad essere considerata tra le migliori.

Il Festival è stata una vera e propria conferenza stampa non stop,un vero e proprio percorso, in cui diversi territori italiani ed europei si sono raccontati, in un susseguirsi di storie materializzate in stage televisivi, incontri con giornalisti e comunicatori, degustazioni commentate,interviste in diretta, conferenze di 'filiera',presentazioni continue di prodotti ed esperienze, in un 'non stop' capace di far emergere gli aspetti inediti di una Europa del Buon e Bello vivere.Sono state presentate le esperienze di oltre dieci paesi europei e dieci regioni italiane : i giornalisti e i comunicatori dell'Associazione l'Altratavola hanno condotto ininterrottamente un laboratorio di informazione sul tema della comunicazione territoriale.
Al Festival sono stati invitati oltre 150 delegati delle terre del gusto che partecipano alla rete.
I lavori del Festival sono proseguiti poi nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 ottobre .

La Puglia al 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna

Gli chef del ristorante Ca' Vinona hanno definito la pasta Granoro, una pasta 'd'altri tempi'.
Così la Puglia si è proposta ai giornalisti e ai comunicatori del 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna, con prodotti semplici, ma buoni.
Il Pastificio Attilio Mastromauro - Granoro Srl è un'azienda di pasta pugliese con sede a Corato, in Puglia nel cuore del mezzogiorno di Italia, immerso in un territorio ricco di storia e tradizioni, da sempre riconosciuto come zona di produzione dei migliori grani duri d'Europa.
Fondato nel 1967 dal Sig. Attilio Mastromauro, il Pastificio Granoro è oggi una tra le più importanti realtà produttive italiane nel settore della pasta secca di semola di grano duro e dei prodotti da primo piatto.
Il Pastificio Granoro produce con passione, cura e ricerca continua della migliore qualità tutti i suoi prodotti al fine di portare sulla vostra tavola un primo eccellente e tipicamente italiano.

Le Marche al 4° Festival Europeo del gusto al Lido Adriano di Ravenna

L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e l'Associazione l'Altratavola hanno aperto il 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna, sotto il Patrocinio della Civica Amministrazione e in collaborazione con la Pro Loco, venerdì 30 settembre, presso il ristorante Ca' Vinona, con un anteprima riservato alla stampa locale e nazionale sulle iniziative e i progetti della rete europea.
Borghi Europei del Gusto collega infatti borghi e territori poco conosciuti di ben 15 Paesi Europei e di 20 regioni italiane, al fine di avviare iniziative comuni di valorizzazione ed informazione.
Il Festival è stata una vera e propria conferenza stampa non stop,un vero e proprio percorso, in cui diversi territori italiani ed europei si sono raccontati, in un susseguirsi di storie materializzate in stage televisivi, incontri con giornalisti e comunicatori, degustazioni commentate,interviste in diretta, conferenze di 'filiera',presentazioni continue di prodotti ed esperienze, in un 'non stop' capace di far emergere gli aspetti inediti di una Europa del Buon e Bello vivere.Sono state presentate le esperienze di oltre dieci paesi europei e dieci regioni italiane : i giornalisti e i comunicatori dell'Associazione l'Altratavola hanno condotto ininterrottamente un laboratorio di informazione sul tema della comunicazione territoriale.
Fra i diversi momenti di degustazione., largo spazio è stato riservato alle produzione casearie delle diverse regioni italiane.Dalle Marche sono stati proposti i formaggi del Caseificio Sabelli di Ascoli Piceno.
Il grande impegno che lega l'industria Sabelli al settore caseario affonda le sue radici nella prima metà del secolo scorso. Già nel 1921 il fondatore dell'azienda, Archimede Sabelli, collaborava con il padre alla gestione di una piccolissima attività casearia, finchè intorno al 1950 scelse di trasferirsi dal Molise alle Marche per proseguire l'arte di lavorazione del latte.
Originariamente si trattava di una piccola impresa a conduzione familiare, che negli anni '50 iniziò a sviluppare la sua attività nella zona di Fermo per poi insediarsi nel 1965 ad Ascoli Piceno, dove occupò diverse sedi fino a trasferirsi, nel 1977, nella zona industriale di Marino del Tronto, dove si è sviluppato l'attuale stabilimento. La Sabelli S.p.A. in oltre ottanta anni di attività ha scritto pagine importanti nella storia delle industrie casearie italiane e, nonostante sia nel frattempo divenuta una Società per azioni, ha mantenuto i valori propri delle aziende familiari.
Al Festival sono stati degustati i formaggi della gamma storica dell'azienda Sabelli, scamorze e caciocavalli che raccolgono da sempre i consensi dei consumatori, affezionati a un gusto leggermente passito che caratterizza questi prodotti.

La cucina bulgara al 4° Festival Europeo del gusto al Lido Adriano di Ravenna

Se qualcosa può definire la gastronomia bulgara è il suo sapore piccante e l'abbondanza di forti condimenti come il peperone piccante, origano, prezzemolo, santoreggia, pepe nero e paprica rossa.
Questi ingredienti conferiscono ai piatti della gastronomia bulgara un sapore che diventa, col tempo, indimenticabile.
A differenza di altre cucine, come la cinese o la francese, la cucina bulgara è più semplice e meno varia, ma non per questo risulta meno saporita.

La Bulgaria: La gastronomia
Tra i piatti più comuni e tipici si trovano i fagioli bianchi, il cavolo, le zuppe, i piatti di carne di maiale o agnello ed il famoso yogurt, che sembra sia il responsabile della longevità dei bulgari. Come è risaputo, lo yogurt bulgaro ha conquistato un posto privilegiato nel mondo.
Per la sua elaborazione il latte, sia di vacca, pecora o bufalo, si rapprende mediante il celebre lactobacterium bulgaricum, agente che può svilupparsi al meglio solo nelle condizioni geografiche e climatiche dalla Bulgaria.
Sono numerosi i paesi dall'Europa Occidentale fino al Giappone che possiedono la licenza per produrre yogurt bulgaro in quanto ricevono regolarmente l'agente bulgaricum.
E proprio con una portata a base di yogurt vogliamo cominciare consigliando la Tarator, zuppa fredda di yogurt battuto con acqua, cetrioli trocedaos in dadi, prezzemolo o finocchio, noci macinate, sciupo ed olio.
Un'altra delle zuppe più popolari è la Shkembe Chorba, a base di budella di agnello o di maiale, condita con aceto ed aglio. Se quello che preferite sono invece le insalate, niente di meglio della Shopska Salata, la più famosa della Bulgaria, preparata con pomodoro, cetriolo, peperone arrosto e delizioso formaggio bianco grattugiato. Un'altra alternativa è la Kiopolu, caviar vegetariano di melanzane, peperoni e pomodori.
Per continuare, con i secondi piatti, niente di meglio che le Kebapche e le Kyufte, salsicce e polpette di carne di manzo e maiale molto condite e fatte alla griglia.
Per i palati più esigenti, il piatto più raccomandabile è la Moussaka che a differenza di quella greca che contiene melanzane, è composta da patate e carne macinata.
A tutto ciò è aggiunto superficialmente un miscuglio di yogurt, farina ed uova.
Raccomandiamo anche il Guiuvech, carne di manzo o maiale, pomodori, peperoni e piselli cucinato nel forno, dentro una stoviglia di terracotta, la Shishcheta, spiedini di agnello con verdure, e il Kavarma che consiste in carne di maiale con molta cipolla.
In quanto a formaggi, esistono due classi: il bersaglio o sirene ed il giallo o kashkaval. Da citare è la Banitza una torta di pasta sfoglia.
Per terminare, niente di meglio che un buon dolce. In generale sono di sapore ed aspetto orientale, cioè, preparati in sciroppo e molto dolci, come il Baklava o il Kadaif.
Gli aperitivi bulgari più popolari sono lo Slivova (acquavite di prugna), la Grozdova (acquavite di uva), la Kaisieva (di albicocca) ed il Mastika (anice).
L'obiettivo della Bulgaria è quella di raddoppiare la superficie coltivata a vite (72 mila ettari nel 2006), portandola quindi ad oltre 150.000 ettari, quota prevista per il 2025. La già buona fama dei vini bulgari, spesso vicini a quelli francesi e spagnoli, è quindi destinata ad aumentare e ad occupare un posto di maggior rilievo nel panorama viticolo mondiale.

I Pierogi a convivio al Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna

I Pierogi (sing. pieróg, pronuncia italiana pieròghi, sing. pièrug), sono una tradizionale pietanza della cucina polacca. Esistono anche nelle altre cucine dell’Est Europeo (Ucraina, Bielorussia, Lituania e Russia, dove si chiamano pelmeni). È un piatto tipico che assume le tendenze regionali e offre una varietà immensa di sapori e modi di servire.
I pierogi sono simili a dei ravioloni con diversi ripieni, sia salati che dolci ed anche alla frutta. Le varietà dei ripieni salati sono serviti con pancetta affumicata, lardo e/o la cipolla saltata in padella, in Russia sono spesso serviti con condimento di panna acida (smetàna in russo, śmietana in polacco). Il ripieno fruttato dolce è invece accompagnato da salse pasticcere e pan grattato sciolto nel burro. I più comuni metodi di cottura sono la bollitura e la frittura.
Esistono altre varianti: Pierogi z Kapustą i Grzybami (con ripieno di crauti e funghi), Ruskie Pierogi (con ripieno di patate), Pierogi z Serem (con ripieno di formaggio).
Cenni storici
Le origini della pietanza risalgono all’era medievale. Già nel XIII secolo i pierogi erano quotidianamente presenti sulle tavole delle corti polacche ed in versione più povera erano i pasti dei sudditi. Oggi sono parte indispensabile della cucina tipica polacca e non mancano durante le festività natalizie. In tale occasione la pietanza viene preparata senza carne, in particolare durante il cenone della Vigilia di Natale, viene servita insieme alle 12 pietanze indicate dalla tradizione con un coperto vuoto lasciato per il viaggiatore.

La Croazia al 4° Festival Europeo del Gusto al Lido Adriano di Ravenna

Dal punto di vista della viticoltura la Croazia si può suddividere in due regioni: continentale e litoranea.
Ognuna di queste si caratterizza per peculiarità geografiche, orografiche, geologiche, agro-ecologiche, ampelografiche, economiche etc.
Dall’estremo nord-ovest della Croazia sotto l’influsso del clima mitteleuropeo, ai territori orientali vicino al Danubio e ai rilievi del monte Fruška gora dove troviamo la decisa influenza del clima pannonico, fino all’Istria nel nord e la provincia di Ragusa (Dubrovnik) e l’entrata nelle Bocche di Cattaro nella costa meridionale dell’Adriatico che beneficia del clima mediterraneo, troviamo numerose regioni vitivinicole molto diverse tra loro.
Queste vengono classificate in cinque zone in base ai valori climatici quali la temperatura media annua, l'irraggiamento solare, le oscillazioni di temperatura e la cadenza delle gelate in tarda primavera o inizio autunno, la quantità e distribuzione delle precipitazioni, l'umidità dell’aria ed altri fenomeni come nebbia, grandine, rugiada e neve, la frequenza ed intensità dei venti, il numero dei giorni di sole etc., unitamente ad altri parametri relativi alla composizione e forma del suolo, esposizione ed inclinazione ed in particolare alle varietà di vite.
Ricordiamo qualche curiosità: nel territorio croato sono stati trovati resti fossili di vite, a Radoboj in Hrvatsko zagorje, datati al terzo periodo del mesozoico (cretaceo), in altre parole più di settanta milioni d'anni fa. Che tale scoperta non sia l'unica lo dimostrano altri fossili in Istria ed in diverse parti del territorio; spesso succede che durante la preparazione del terreno per l'impianto del vigneto si trovino lastre di pietra dove sono impresse foglie, semi o barbatelle, oppure anche ceramiche raffiguranti viti.
Oltre ai resti fossili che testimoniano la presenza della vite nel nostro paese nel passato, ricordiamo che in molti luoghi (nel sud della Dalmazia ed in Erzegovina) vi è la vite selvatica che la gente chiama vinika, vinjaga e loznica ( tutti nomi riconducibili alla vite selvatica), dato che contribuisce alla scoperta dell'origine geografica della vite. Si suppone che siano stati i coloni della Grecia antica a portare la cultura della vite sulle nostre coste, mentre i Romani, insieme agli Illiri, Celti, Traci e Greci hano avuto un ruolo preminente per la sua espansione nell'entroterra. In Istria nel 179/178 a.C. i Romani hanno trovato viticoltura e olivicoltura, la migliore espressione della civiltà ellenica, già sviluppate. Nella Croazia continentale, in periodi diversi, i romani talvolta hanno osteggiato la viticoltura come l'imperatore Domiziano, (51-96 d.C.) oppure incoraggiata come l'imperatore Probo. Dopo essersi definitivamente stabiliti negli odierni territori, i Croati acquisiscono l'esperienza della viticoltura da tribù illiriche romanizzate che vivevano qui ed ampliano e sviluppano tali conoscenze con successi alterni. Tra i momenti più critici si evidenziano il periodo delle guerre e, in tempi moderni, il periodo della comparsa delle malattie della vite e parassiti (oidio, peronospora e fillossera).
Ricordiamo che, secondo un'analisi svolta dall'ex Unione commerciale per la viticoltura i vitigni a bacca bianca sono maggiormente presenti rispetto a quelli a bacca nera. Nel 2004 il rapporto in percentuale è pari all'incirca al 60 % di cultivar a bacca bianca ed al 40% per quelle a bacca nera.
I vini rossi sono meno diffusi, ma spesso di altissima qualità: il Dingač, prodotto nella penisola di Peljesač, è stato il primo vino ad ottenere la denominazione di origine controllata nel lontano 1967. Si tratta di un vino corposo e da accompagnare con piatti sostanziosi, ma merita davvero più di un assaggio. Lo stesso può dirsi del Postup, che si gioca la palma del miglior rosso nazionale con il Dingač ma è meno noto e diffuso (e anche più economico), teran di Buzet, il merlot, il kabernet di Porec, l' opolo, il plavac dell'isola di Brac,
La costa e le isole producono vini di altissima qualità. Spiccano il bianco Vugava, profumato e caratterizzato da un intenso colore paglierino nell’isola di Vis, il Gkr a Korcula e l’eccezionale Malvasia di Dubrovnik il pinot, la kujundjuša, la žlahtina di vrbnik sul isola di krk, il moscato ecc.... In effetti, i vini da dessert della Croazia sono il fiore all’occhiello della produzione nazionale e riflettono il vigoroso carattere di queste terre, sospese tra massicci montuosi e spiagge infinite, tra mare e terra, sole e venti battenti.
Nella parte continentale non possiamo dimenticare il rizling, la graševina, il burgundac, il traminac come la Kutjevačka Graševina e il Kutjevački Chardonnay, l' Enjingijev Rajnski Rizling, e anche la Graševina Krautheker e Zdjelarević, l' Iločki Traminac, il Pinot Blanc di Pajzos e l'Endentski Rizling di Belja sono pregiati in tutto il mondo. I vini delle cantine della diocesi di Djakovo, noti per la produzione di vini che vengono usati durante la liturgia, sono anche molto pregiati.